Poetry in motion
(Italia, 2012, 42")
Soggetto e regia Marco Bertozzi
Immagini Peppe Frisino, Marco Bertozzi
Voce Ana Laura Pascale
Animazioni e foto di scena Pietro Berardi
Suono e musicazioni Roberta D’Angelo
Montaggio Peppe Frisino
Assistente al montaggio e grafica Ana Laura Pascale
Assistente alla produzione Francesca Bernabei, Sara Paci
Alcune considerazioni sul film, cinque anni dopo.
Un film è sempre la messa in forma di un punto di vista e Poetry in Motion lo dichiara fin da subito, attraverso le sue scelte drammaturgiche – un viaggio all’interno della Fondazione Il Fiore compiuto dalla ricercatrice argentina Ana Pascale – e stilistiche – l’uso della musica, dei filmini di famiglia, delle animazioni. Forse, più che svelare l’insondabile rapporto fra Alberto Caramella e la poesia, la viscerale passione che lo porta a sognare e realizzare la Casa della luce, Poetry in Motion cerca di porre nuovi quesiti, ulteriori riflessioni per scandagliare alcuni aspetti «sotterranei» dell’appassionata impresa di Alberto.
Lui è al centro del nostro racconto. Attraverso materiali d’archivio, familiari e pubblici, testimonianze dei figli Davide e Giuseppina, ricerche di Ana, ricordi di Toni, disegni sviluppati con l’architetto Papi, l’impresa della Casa della luce viene ricostruita cinematograficamente. Una "esplosione fantastica e spaziale verso la natura, dell'uomo e dell'esistenza in simbiosi con la natura" nella quale Alberto ama circondarsi di poeti. Da quando è andato in pensione la sua vita è cambiata, è divenuta una immersione totale nella poesia, un confronto con i grandi contemporanei – da Walcott ad Adonis – un desiderio di luce che gli apre la mente e gli scalda il cuore. Ma cos’è la poesia per Alberto ? Una urgente necessità espressiva ? Un modo di trasgredire una vita segnata da pressioni e doveri? Una fantastica ossessione che lo porta a comporre migliaia di versi in pochi anni? E che rapporto c’è tra Alberto Caramella e l’Architetto Papi? Sono funzionali l’uno all’altro nella realizzazione di un comune progetto utopico? E che idea avevano di arte contemporanea?
Certo, difficile rispondere a tanti quesiti in un film. Anche perché uno scoglio ulteriore - come il cinema puo raccontare la poesia? - investe il rapporto fra le due arti. Al cinema, «poesia per immagini», la poesia declamata può risultare retorica. Come rappresentarla senza leziosismi e facili scorciatoie verbali? Forse, si potrebbe parlare di una danza tra parola scritta, parola recitata, parola vista; dove dalla ricerca di senso si passa all’idea di poesia come suono e come ritmica musicalità visiva. Proprio il lavoro creativo sulla sovrapposizione di voci emerge nel film: parole che si disintegrano per mischiarsi, come lava incandescente, in qualcosa di esteticamente confuso ma estremamente vivo, palpitante, necessario. Per dar forma poetica all’esistenza: in alcuni momenti i paesaggi sonori nati dalla declamazione poetica, dai suoni della natura, dai cigolii e dalle voci della casa si confondono in una galassia emozionale che diviene sinfonia stocastica, aldilà del contenuto semantico della lingua. Dunque parola decomposta, riportata a una forma di «fonia» ancestrale, primitiva, in cui lettere di vari alfabeti si riordinano danzando, in una nenia che ci parla, semplicemente, della voce dell’uomo, di tutti gli uomini del mondo.
Oltre ad Alberto, i protagonisti del nostro viaggio sono Ana e Toni. Toni, profugo Kosovaro, salvato da Alberto e a lui affezionatosi, diviene fedele aiutante dell’impresa. Arriva giovanissimo in Italia, sa poco di poesia, ma il suo sguardo puro convince Alberto ad aiutarlo e, piano piano, a offrirgli varie responsabilità: giardiniere, custode, tecnico, videooperatore, documentalista… Osserviamo Toni mentre lavora al Fiore ma Toni ci racconta anche la sua storia: lui, come Ana, straniero e apparentemente estraneo alla storia di Alberto, moltiplica gli occhi con cui possiamo scrutare l’impresa di Alberto e la vita della Fondazione. Punti di osservazione privilegiati - per sguardi laterali - modulati con un altro aspetto fondamentale, il rapporto fra Alberto e i figli. In Poetry in motion ci sono vari momenti in cui Alberto e Giuseppina affrontano questo orizzonte, illustrando disegni, fotografie, filmini. Una scelta coraggiosa, scandagliare la memoria di famiglia per una visione non solo istituzionale della figura di Alberto, del suo desiderio di darsi alla "libertà trasgressiva dell'immaginazione", materializzato sin dagli schizzi ideativi della ristrutturazione architettonica della casa di famiglia.
Dunque alla Casa della luce arrivano grandi poeti. Premi Nobel, artisti in residenza, studiosi, critici vivono un locus amoenus di rara bellezza. Dominante della casa è il vetro, la trasparenza, e le animazioni filmiche cercano di restituire questa leggerezza. Ma, al tempo stesso, la casa è ricca di spigoli, di figure triangolari forti - la tavola, il caminetto, i tavoli, la rosa dei venti - forme che suggeriscono un andamento dell'animazione verso immagini angolari, acute, tendenti al blu. Disegni che, in qualche modo, evocano lo stile costruttivista dell’architetto Papi, progettista del luogo.
Poi, ancora, ecco i poeti. Osserviamo sgranate immagini delle loro performance, ascoltiamo le loro voci, lingue straniere che ci portano altrove, verso altre culture ma anche verso ibridate contaminazioni fra poesia e pittura, poesia e danza, poesia e musica... Un’aria di misticismo e di pace accoglie gli invitati: la luce, le immagini della campagna, l’azzurro che pervade la casa, i colli fiorentini famosi nel mondo sono osservati attraverso preziosi frammenti d’archivio. Registrazioni che documentano letture in diverse lingue – con l’audio che agisce come legante, conferendo fluidità allo sviluppo filmico - ed evidenziano la volontà della Fondazione di confrontarsi con l’intero sistema delle arti.
È proprio la contaminazione con altre arti che segna le recenti esperienze dalla Fondazione Il Fiore. Una scelta che sostiene il valore aggiunto scaturito dal confronto disciplinare, per uscire dal rischio di una poesia autoreferenziale. E che pone ulteriori interrogativi, estetici e di politica culturale: ibridazioni estetico-morfologiche, ma anche decisioni molto pragmatiche (quali artisti invitare? Quali istituzioni fiorentine coinvolgere? Che rapporto instaurare con il mondo delle arti, in città ma anche a livello nazionale e internazionale?).
Che Poetry in motion, scandagliandone il passato, possa ancora offrire una piccola riflessione sul futuro della Fondazione?
Marco Bertozzi
febbraio 2017