Approccio storico critico
La poesia di Alberto Caramella (1928-2007) abbraccia un periodo di composizione breve (dal 1995 al 2007) che rappresenta il fiore – per usare un’immagine particolarmente significativa per l’autore accanto a quella di luce – sbocciato negli anni finali e intensi di un’esistenza quasi ottuagena- ria. È la forma di espressione scelta dopo una vita che si era misurata, su un piano professionale, con il linguaggio e il ragionamento giuridico, prima nella forma imposta dall’esercizio del mestiere d’avvocato, quindi in quella dell’esposizione e dell’approfondimento didattico come docente universi- tario, a Firenze, nelle facoltà di Giurisprudenza e scienze politiche. Questo spessore intellettuale e professionale si è intrecciato con due pilastri for- mativi antecedenti: quello religioso cristiano, di radice familiare, e quello degli studi superiori classici, che lo hanno posto in relazione alle materie umanistiche e alla poesia. La giurisprudenza mette in relazione il rigore scientifico della norma con la cultura che la sottende. È un linguaggio diverso da quello poetico che tuttavia presenta aspetti normativi nelle forme stilistiche di ogni lingua e Caramella conosce bene quelle italiane, con le quali si misura in modo maturo negli ultimi dodici anni della sua vita, quando le suggestioni, i pen- sieri vecchi e nuovi, diventano 11 libri, uno dei quali scritto in collabora- zione con l’architetto Lorenzo Papi, intitolato La Casa della Luce – Il Futuro cerca il Futuro. Contemporaneamente nasceva la Fondazione il Fiore come diretta conseguenza dello stretto legame fra le persone Lorenzo Papi e Alberto Caramella e le Arti, Architettura e Poesia. Maurizio Cucchi, chiudendo l’introduzione di Lunares Murales (1999) sottolineava come: ‘sarebbe … assurdo parlare ancora di Alberto Caramella come di un caso letterario o di un outsider solo perché ha cominciato a pubblicare tardi, non appartiene a nessuna scuola, né si rifà ad alcuna tendenza. Dobbiamo insomma considerarlo a pieno diritto come una presenza viva e autonoma nella nostra poesia di oggi’. Dobbiamo tenere presente quindi tutti questi elementi per adden- trarci nei libri di Caramella e compiere una ricognizione non superficiale, ‘tornare sulla sua poesia con la forza della sedimentazione, di un po’ di distacco’ perché ‘si avverte l’esigenza di ricostruire, di decifrare e dare geo- metria alla sua opera in versi’. Questa era una considerazione posta in apertura alle antologie tematiche delle poesie di Caramella la cui pubbli- cazione è stata avviata con Polistampa nella collana Dalla stanza. La prima, L’anima e la memoria, individua i pilastri dell’interesse del- l’autore. selezionando testi di Mille scuse per esistere (1995), I viaggi del Nautilus (1997), Lunares Murales (1999) e Il libro liberato (2005), incon- triamo l’idea preziosa e irripetibile di ogni esistenza “non rassegnarsi ad essere un numero della lotteria”; l’amore come “via d’uscita dal vicolo cieco” nel “chiasso rumoroso della vita”; la tempesta che deriva dalla rinuncia a volere bene stigmatizzata ne Le salaire de la solitude “Ho provato talvolta a non amare. // Appena alzati gli occhi / è scoppiato vivente l’uragano”. Nella poe- sia di Alberto Caramella si possono riscontrare inoltre le ferite e il diso- rientamento “sbocciano nel vaso / gridando di dolore / gialli e luminosi i fiori / che lasciano nell’acqua / la traccia opaca / dei loro polsi tagliati”; la conquista del presente: “Dobbiamo uccidere, padre, il passato / e vivere nel tempo che ci è dato”; la domanda sulla vita dopo la vita “Quando l’implo- sione / sarà perfezionata / la nascita sarà / dalla vecchiaia”; il gusto della festa in Dispense: “La giornata trascorre nel rumore / ma poi dalla finestra a sera / sale fresca un’occhiata: / e siedo convitando pane e stelle”. La seconda antologia, Inseguendo la bellezza, evidenziava da una parte il tema interiore della ricerca e dall’altra lasciava in una genericità da rica- vare dai testi il bello, come punto di partenza (la bellezza come scusa per esistere) e come meta che esplicita la consapevolezza della bellezza di vivere “Non c’è pensiero né ragionamento / che valga un solo respiro uno sol- tanto”. La radice della bellezza è Dio e il suo amore è dono di pensiero agli esseri umani “il pensiero l’amore di Dio”. Egli stesso “pensa e agisce per bel- lezza” a fronte del mondo creato che “è triste e disperato”. Il pensare di Dio dialoga con l’uomo, si fa racconto e riscontro nel movimento delle cose, e il linguaggio della poesia consente di coglierlo con più pregnanza, poiché la poesia “incorpora d’ogni sapere la categoria” ed è “scrivere col cuore in gola”. siamo all’inizio di un approfondimento da condurre con approccio storico. Mi sembra utile, a questo riguardo, segnalare la poesia come evo- cazione degli altri attraverso la collocazione della voce narrante nei non luo- ghi. Accade ad esempio in Treno locale (Lunares Murales, p. 80) o negli endecasillabi di Cornici, poesia contenuta in Mille scuse per esistere (1995). L’autore si affianca, in questo caso, a scrittori come Charles simic che hanno esplorato in modo riuscito questo filone. Altre piste da percorrere sono quella religiosa – “E il verbo si fece parola”, in Lunares Murales, si coglie anche la lettura del Vangelo di Gio- vanni e la simpatia verso Francesco di Assisi – quella degli affetti familiari (e non solo) e quella della spoliazione di sé: “occorre / avere il coraggio / d’essere infantile / per ritrovare / il piacere orale / della prima età / quando le mani per la prima volta / toccano cieche con / curiosità” (Lunares Mura- les, p. 255).